Nella maggior parte dei casi, dopo aver messo on-line un nuovo sito web, passano circa 30 giorni prima che il cliente ci rivolga le seguenti domande: “Come faccio ad aumentare le visite ? Come mai se digito una tale parola su Google il mio sito non esce alle prime pagine ?”.
Quindi diventano critiche per lui queste 2 necessità:
- Aumentare il numero di accessi al sito
- Apparire in testa ai motori di ricerca per parole chiave che lui (cliente) reputa importanti
In realtà cerchiamo di far capire che ciò che conta non è il numero elevato di accessi ma il numero di visitatori che si convertono in clienti. Per fare un esempio supponiamo che il sito in ogetto sia un e-commerce di hi-tech; sarebbe inutile avere migliaia di accessi pervenuti dalla ricerca della parola “sex”, perchè di questi una percentuale bassissima (se non nulla) si trasformerebbe in cliente; mentre se entrassero solo 50 utenti pervenuti da una ricerca riguardante un determinato prodotto che il sito offre e per di più è nelle vicinanze geografiche dell?utente stesso, allora il numero di conversioni sarebbe di certo più alto.
Da quì la necessità di trovare parole chiave adeguate, il che non è così semplice come sembra; se infatti può sembrare scontato che non si voglia posizionare il sito di e-commerce per la parola “sex”, d?altra parte non pare scontato che a convertire di più non sono le keywords quanto le keyphrase.
Così come dice la parola una keyphrase è un insieme di keywords che non fanno altro che skillare maggiormente l?utente e ciò che cerca.
Poichè la concorrenza su internet, per quanto riguarda il posizionamento sotto determinate parole chiave, è diventata così inattaccabile a mio avviso è più utile cercare di posizionarsi bene per chiavi il cui rapporto conversioni / concorrenza sia maggiore.
Ora credo che sia chiaro perchè non è semplice trovare le giuste keywords e keyphrase su cui investire.
Prima di iniziare una campagna pubblicitaria su internet si effettua uno studio su vari fattori, il primo dei quali è l?obbiettivo.
A volte l?obiettivo è molto chiaro come nel caso di siti di e-commerce, il cui scopo è vendere on-line; mentre in altri casi l?obiettivo è di più difficile riscontro, come ad esempio il ritorno di immagine.
Individuato l?obiettivo si implementa un sistema in grado di calcolare il numero di conversioni per il dato obiettivo, mescolando il tutto con le statistiche di accesso per poter vedere il rapporto tra accessi e conversioni.
Il passo successivo è fare un piccolissimo studio di mercato per il settore che si vuole penetrare, quindi individuare i maggiori concorrenti e studiare le loro tecniche di posizionamento e le chiavi su cui hanno puntato per capire se è bene cercare di contrastarli sulle stesse chiavi o aggirarli con keyphrase più specifiche.
In seguito si valuta se è il caso di condurre una campagna pay per click che solitamente porta vantaggi nel breve termine, ma richiede un maggiore sforzo economico se il settore di mercato è saturo. Questa scelta è comunque a prescindere dall?ottimizzazione che si sta portando avanti per far posizionare bene il sito sui risultati normali di Google.
Dai dati raccolti sul mercato che ci interessa individuiamo le chiavi (keyphrase e keywords) che più ci interessano (tra le 2 e le 10 chiavi solitamente) e ottimizziamo almeno 1 pagina per ogni parola chiave che ci interessa. Questa pagina sarà una landing page per la chiave in questione. Landing page vuol dire pagina di atterraggio ed è la prima pagina del nostro sito che si visualizza dopo aver fatto una ricerca sulla keyphrase / keyword. Facciamo anche in modo che le landing page conducano facilmente alla conversione che ci interessa con varie tecniche dipendenti dall?obiettivo da raggiungere.
Una cosa che spesso il cliente ignora è che Google non è controllabile da nessuno, neanche dal SEO più bravo al mondo, quindi non gli si potranno garantire risultati in modo deterministico.
Frasi tipo: “Primo sui motori di ricerca” sono prive di ogni fondamento e servono solo ad attrarre potenziali clienti.
Google basa la sua fama, e quindi il suo business, sull?attendibilità e autorevolezza dei risultati che offre nelle sue ricerche. Questo vuol dire che gli algoritmi di indicizzazione sono pensati (e vengono di volta in volta modificati) per dare maggior rilievo ai contenuti più significativi o reputati tali dalla maggior parte delle persone. Per far questo i fondatori di Google hanno inventato il Page Rank, che altro non è che un indice di autorevolezza di una pagina. Il valore di page rank di una pagina varia da 0 a 10 ed il voto è attribuito in base al numero di link entranti nella pagina, in base al page rank della pagina di provenienza del link e al numero di link uscenti.
Perchè questo, apparentemente, contorto meccanismo per valutare una pagina ?
E? semplice Google non da rilevanza allo scambio di link, che altro non è che un meccanismo per aumentare la propria link popularity, mentre da forte rilevanza ai link di quei siti che espongono di propria spontanea volontà il link (quindi senza richiederne lo scambio), magari perchè è un rimando ad una citazione, ad un esempio o comunque a qualcosa di significativo per quel che si sta leggendo. Ciò per Google è un indice di autorevolezza.
Chiaramente il page rank non è tutto ciò che serve per apparire in testa, ma sicuramente, a parità di rilevanza per una parola chiave, la differenza di page rank è discriminante.
E come si fa quindi ad ottenere un page rank alto ?
Semplicemente (o difficilmente) producendo contenuti interessanti o appetibili dalla massa di navigatori che di loro spontanea volontà linkeranno il sito.
Quindi in definitiva: Studiata la concorrenza, decise le Keywords e le Keyphrase, stimato il budget ed ottimizzate le pagine: parte la campagna pubblicitaria, ma spesso il cliente non si rende conto che magari manca la base su cui si dovrebbe fondare la pubblicità stessa; e cioè un folto numero di contenuti soprattutto testuali. Spesso per il cliente sempre alla ricerca di un?immagine aziendale accattivante questo diventa un problema; non si sa bene cosa scrivere o come scrivere. Spesso il nostro lavoro consiste anche nell?aiutare il cliente a produrre contenuto significativo sia per le persone che per gli algoritmi di Google.
Sia che vogliate condurre una campagna pubblicitaria, sia che non la vogliate condurre, pensate sempre che un sito vivo, in continuo aggiornamento e con contenuti interessanti per molti è la miglior campagna pubblicitaria che possiate condurre. Se riuscite a fare questo, basta l?aiuto di un po? di pubblicità ed il ritorno può arrivare a superare le aspettative.
giovedì, 17 Luglio 2008 alle 13:48
Indubbiamenente il SEO è un oggetto di valore.Google però risulta essere molto vulnerabile nel posizoonamento dei siti.Come assicurare al cliente un numero di visualizzazioni almeno minime, date la forte concorrenza degli altri siti professionali?
giovedì, 17 Luglio 2008 alle 14:17
Scusami Antonio, ma il SEO non è un oggetto, è una figura professionale. Inoltre non capisco perchè dici che Google è molto vulnerabile nel posizionamento; è il miglior motore di ricerca riguardo l’attinenza dei risultati forniti.
Per quanto riguarda il numero di visualizzazioni minime se si usano strumenti come Adwords e si effettua uno studio sulla concorrenza che usa Adwords si riesce a calcolare approssimativamente un numero di accessi; il problema nasce solo in settori particolarmente saturi e chiusi; esempio il campo delle prenotazioni alberghiere, in cui il costo per avere un numero accettabile di accessi è molto elevato.